“Cosa
ci fai qui?”
chiedo sorpreso. “Oggi ho bisogno di ampi
orizzonti” risponde la collega.
Ci incontriamo a Medelana, dove il sentiero CAI
140 incontra l’asfalto. Io sono a metà del percorso, lei, con un’amica, sta
per cominciare il suo cammino. Ci scambiamo alcune informazioni sui sentieri e
ci promettiamo di rivederci nei giorni successivi per raccontarci le
impressioni sulle nostre camminate. Quel bisogno di ampi orizzonti resta però
nell’aria e nella mente. Sarà che la dose quotidiana di orizzonte l’ho già
respirata e l’ho ancora nei polmoni. Sono partito da Lama di Reno e il sentiero
è salito ripido in un bosco di faggi e poi progressivamente si è allargato in
carrareccia da Monazzo a Collina. Ha accarezzato le curve dei
pendii fino ad aprirsi, tra Calvane
e Monte Terranera, in ampi squarci
panoramici su S. Luca e la pianura. Qui il passo si è disteso e il respiro si è
liberato, di fronte a tanta ampiezza di veduta, in una sensazione di sollievo.
Da dove nasce questo bisogno di
orizzonte? Questa sensazione di sollievo? La risposta è ovvia: da una mancanza di
orizzonte, da un respiro ansioso, da un passo contratto che spesso descrive la
nostra quotidianità.