venerdì 17 aprile 2015

Il bisogno di orizzonte

“Cosa ci fai qui?” chiedo sorpreso. “Oggi ho bisogno di ampi orizzonti” risponde la collega.
Ci incontriamo a Medelana, dove il sentiero CAI 140 incontra l’asfalto. Io sono a metà del percorso, lei, con un’amica, sta per cominciare il suo cammino. Ci scambiamo alcune informazioni sui sentieri e ci promettiamo di rivederci nei giorni successivi per raccontarci le impressioni sulle nostre camminate. Quel bisogno di ampi orizzonti resta però nell’aria e nella mente. Sarà che la dose quotidiana di orizzonte l’ho già respirata e l’ho ancora nei polmoni. Sono partito da Lama di Reno e il sentiero è salito ripido in un bosco di faggi e poi progressivamente si è allargato in carrareccia da Monazzo a Collina. Ha accarezzato le curve dei pendii fino ad aprirsi, tra Calvane e Monte Terranera, in ampi squarci panoramici su S. Luca e la pianura. Qui il passo si è disteso e il respiro si è liberato, di fronte a tanta ampiezza di veduta, in una sensazione di sollievo.
Da dove nasce questo bisogno di orizzonte? Questa sensazione di sollievo? La risposta è ovvia: da una mancanza di orizzonte, da un respiro ansioso, da un passo contratto che spesso descrive la nostra quotidianità.