martedì 28 gennaio 2014

Cosa manca alla neve di oggi

Bologna sotto la neve di oggi
Oggi è caduta la neve in città. 
Mi è tornata alla mente una considerazione che faceva quel grande saggio che è stato Mario Rigoni Stern. Una volta i nostri vecchi avevano l’abitudine di segnare sul calendario il tempo atmosferico delle giornata a cui seguiva il lavoro svolto nei campi, nell’orto, nella legnaia o nel bosco, nella stalla come negli ovili o nel magazzino. Nel tempo e negli anni quel calendario diventava come un diario dove le ricorrenze metereologiche si mescolavano con le scadenze della mietitura, della vendemmia, del dissodamento, dell’aratura, del legnatico, che si intrecciavano con le feste civili e religiose, con i fatti della vita e della famiglia: le nascite, le morti, i matrimoni. E’ così che il tempo meteorologico diventava tempo di vita e non è un caso che anche le parole di certe lingue riuscissero a mantenere il senso profondo di un legame con la terra abitata, con il paesaggio a cui si sentiva di appartenere.  
In Sentieri sotto la neve, Mario Rigoni Stern ricorda come nell’antica lingua cimbra, quasi scomparsa dall’Altopiano di Asiago, la neve aveva tanti nomi diversi per ogni stagione, per ogni paesaggio.

sabato 18 gennaio 2014

Quando un politico sente il bisogno di ululare?

La notizia di oggi è contenuta in questo articolo de La Repubblica di Bologna. Non è che le nostre colline ospitano un'ottantina di esemplari di lupo divisi in 16 branchi territoriali. Non è che il dato è in costante aumento perchè va di pari passo con l'incremento della fauna selvatica e degli ungulati in particolare. Non è che questo dipende dal progressivo abbandono della gestione del territorio montano soprattutto da parte di agricoltori. Non è neppure che sono aumentati gli attacchi dei lupi agli allevamenti soprattutto di ovini e che gli indennizzi agli allevatori sono stati portati al 100% della perdita subita. Non è neppure che nonostante il lupo sia un animale tutelato dalla legge, è oggetto di un pregiudizio atavico che alimenta, anche con l'aiuto dei mezzi di comunicazione, paure e ostilità in larga parte ingiustificate.

martedì 14 gennaio 2014

Un corridoio umanitario naturale


Paesaggio Protetto Colline di San Luca
La notizia è dei giorni scorsi ed è di quelle buone, rara di questi tempi: le colline di San Luca saranno un paesaggio protetto. La salvaguardia della collina bolognese ha una lunga storia. La strategia urbanistica degli anni ’60 del secolo scorso, impostata da Campos Venuti, ha informato i piani regolatori e le varianti  nei decenni successivi determinando un imprinting preciso nel paesaggio di Bologna. Basta oggi percorrere ad alta velocità l’Autostrada del Sole da Milano e il Colle della Guardia e la Chiesa di S. Luca dicono che sei arrivato a Bologna, riorientano lo sguardo sui confini della città tra la Garisenda e gli Asinelli, le Torri di Kenzo Tange e la nuova Torre Unipol e di notte guidano come un faro in un campo visivo spaccato in due tra una pianura che a destra brilla di inesausta elettricità e a sinistra la quieta massa naturale dell’Appenino, avvolta nell’oscurità. 

mercoledì 8 gennaio 2014

Un paesaggio nella memoria

“… In questi piatti paesi quello che difende
dal falso il cuore è che in nessun luogo ci si può celare e si vede
più lontano. Soltanto per  il suono lo spazio è ostacolo:
l’occhio non si lamenta per l’assenza di eco.”

In questi versi di Josif Brodskij, dedicati alla sua terra natale, ho ritrovato, nella loro bellezza, il ricordo di pensieri simili per il paesaggio di pianura in cui sono nato e cresciuto. Ed è un pensiero che mi accoglie le volte che vi ritorno e mi capita di camminare lungo la strada bianca che passa dietro al cimitero, dove è sepolto mio padre e dove da ragazzo ogni giorno correvo, ossessivo, a misurare la distanza delle mie fatiche sportive. Oggi, a passo più lento, incrocio camminatori e ciclisti e ricordo a stento qualche volto e qualche storia. Riconosco al primo sguardo invece la cuspide aguzza del campanile, la forma tozza e squadrata del torrione estense e il più moderno serbatoio dell’acquedotto. Seguo il corso del canale Naviglio dove aironi e gabbiani vengono a svernare in cerca di cibo nei campi a coltivazione intensiva  che si stendono a vista d’occhio fino alle curve rotonde dei Colli Euganei  o al profilo increspato dell’Appennino.

domenica 5 gennaio 2014

Il sentiero sulla scogliera di Etretat


Le scogliere di Etretat
"La cittadina di Etretat, inarcata a mezzaluna, con le bianche scogliere, i ciottoli bianchi e il mare azzurro, riposava sotto il sole di una splendida giornata di luglio. Alle due estremità della mezzaluna, le due porte, la piccola a destra, la grande a sinistra, protendevano nell’acqua tranquilla, l’una il suo piede di nana, l’altra la sua gamba di colosso; e la guglia alta quasi quanto la scogliera, larga alla base e sottile in cima, puntava verso il cielo la sua testa aguzza.”   
Così Guy de Maupassant, nella novella La Modella, descrive Etretat, un lontano passato di paese di poveri pescatori e un florido presente di centro turistico della Normandia, cominciato nell’800 ospitando maestri della pittura come Delacroix, Courbet, Boudin e Monet, scrittori come Maupassant e musicisti come Offenbach. E non ci sono parole più precise per descrivere l’arco che le scogliere disegnano intorno al centro abitato. Ma più ancora che al paese, al suo lungomare affollato di bagnanti, è alla scogliera che occorre rivolgere il passo. La Grand Randonée 21 passa di qui. E’ un sentiero di 92 km da Le Havre a Veulette sur Mer, che corre lungo la costa, in gran parte sulla scogliera, immergendosi nei campi e attraversando valli, porti e paesi. 

giovedì 2 gennaio 2014

Paesaggi dell'indifferenza


Monti Simbruini - Campo dell'Osso
Dei fatti di Monte Livata di questi giorni, insieme con il sollievo per le vite salvate, colpisce la facilità con cui la donna ha perso l’orientamento nel bosco innevato tra Campo dell'Osso, Monna dell'Orso e Acqua del Piccione e lo stato di smarrimento fisico e psicologico che ha condizionato le sue azioni successive. Colpisce il senso di spaesamento che caratterizza ormai il nostro rapporto con la natura selvatica, determinato da una distanza culturale sempre più incolmabile che ci separa da essa e da una disabitudine al contatto fisico che ce la rende estranea e immediatamente ostile, quando non si presenta in una forma addomesticata, magari da un impianto di risalita. Nel comportamento dei bambini stupisce invece la capacità quasi animalesca di adattamento alla situazione: cadere in un dirupo, dormire su un albero, al riparo di un anfratto tra le rocce, ascoltare il rumore dei botti di fine anno come eco lontana di una festa di paese. Il padre li ha chiamati eroi da cui prendere esempio per sopravvivere alla natura. Qualcuno invece li ha paragonati ad Hansel e Gretel sperduti nel bosco. I giornali hanno concentrato tutta la loro attenzione sui personaggi umani di questa storia, sui particolari anche morbosi e scabrosi di ognuno: il calzino perduto del bambino, le lacrime del soccorritore, la depressione della madre, la giustizia in agguato. Nei resoconti non una parola viene spesa per l’ambiente selvatico dei Monti Simbruini; appare come uno sfondo, quando nei fatti è uno dei protagonisti principali di questa storia. 
Indifferenti alla natura ci ripaga con la stessa indifferenza. 

Capodanno sul Contrafforte Pliocenico


Mappa del Contrafforte
Percorso: Prati di Mugnano di Sopra – Piazza – Commenda – Incrocio vite Luigi Fantini – Poggio dell’Oca – Azienda Agricola Nova Arbora – Incrocio Via delle Valli – Monte del Frate – Bottega di Badolo Badolo – Incrocio Rio Raibano – Commenda – Monte Mario – Sella di Monte Mario – Piazza – Prati di Mugnano di Sopra. Tempo: 5 h 30’ - dalle ore 10.15 alle ore 15.45, con sosta per pranzo al sacco sul crinale del Contrafforte. Sentieri: CAI 122 VD – 110 5V – 118a. Note: Tempo sereno. Terreno a tratti ghiacciato, a tratti fangoso e scivoloso. Cartografia: Carta escursionistica 1:25.000 Riserva Naturale Contrafforte Pliocenico – Provincia di Bologna – Parchi e Riserve dell’Emilia Romagna.