sabato 27 giugno 2015

Setteponti per Orsigna

I ponti esprimono il meglio dell'uomo, sostiene Ivo Andric. Uniscono ciò che è diviso e attraversano frontiere. Consentono di andare oltre, di dare un passo alla meta.
"Di tutto ciò che l’uomo, spinto dal suo istinto vitale, costruisce ed erige, nulla è più bello e più prezioso per me dei ponti. I ponti sono più importanti delle case, più sacri perché più utili dei templi. Appartengono a tutti e sono uguali per tutti, sempre costruiti sensatamente nel punto in cui si incrocia la maggior parte delle necessità umane, più duraturi di tutte le altre costruzioni, mai asserviti al segreto o al malvagio.[…]. Così, ovunque nel mondo, in qualsiasi posto il mio pensiero vada e si arresti, trova fedeli e operosi ponti, come eterno e mai soddisfatto desiderio dell’uomo di collegare, pacificare e unire insieme tutto ciò che appare davanti al nostro spirito, ai nostri occhi, ai nostri piedi, perché non ci siano divisioni, contrasti, distacchi."
Per salire in Orsigna non si parte da uno, ma da Setteponti. Vorrà dire qualcosa per il significato del paesaggio di questa valle?

Setteponti all'imbocco della Valle d'Orsigna


venerdì 26 giugno 2015

Il ponte salvatico di Orsigna


Il ponte salvatico nel Codice Atlantico
A Orsigna i ponti raccontano storie. Tra il Molino di Berto e il Molino di Giamba si può attraversare un “ponte salvatico”.  Salvatico  e selvatico. Salvatico perché salva la vita. Selvatico perché costruito senza chiodi e corde,  col sapiente  incastro di tronchi di castagno di due sole misure. Leonardo da Vinci nel 1502 lo disegnò e ne spiegò il montaggio nel Codice Atlantico. Prima di lui i cinesi l’avevano già utilizzato per usi agricoli, mentre Leonardo lo progettò tra i manufatti al servizio degli eserciti, per attraversare corsi d’acqua, quando ancora non esisteva il Genio Pontieri. Nelle guerre i ponti sono luoghi importanti, strategici e simbolici, tra gli ultimi ad essere distrutti e tra i primi ad essere ricostruiti. Segnano i momenti più drammatici di un conflitto,  come la speranza di una rinascita. «Questo è un ponte salvatico, fatto per neciessità d’uno esercito, dalle propie piante che ssi trovano alle riviere / de’ fiumi. E questa è l’armadura d’esso ponte, cioè l’ossa, che si copre poi di legniame più spesso e poi rami d’alberi / e sscope e piote di terra. E quanto più si carica più si serra e non ha neciessità di forte spalli come li altri».
Il ponte salvatico, se ben costruito, ha bisogno del passo e del passaggio dell’uomo per essere saldo e sicuro, per restituire salvezza a quell’uomo. I ponti di Orsigna sono salvatici perchè sono sostenibili, perchè raccontano una storia di pace, di rispetto per la natura, di tutela della memoria e del lavoro dell’uomo. Aspettano solo il nostro passo per continuare a esserlo e a farlo.