mercoledì 26 marzo 2014

Sentieri e semiotica a Monte Venere

I segni del CAI
Si segna un sentiero per camminare in montagna il più possibile in sicurezza. 
Si segna un sentiero per rendere tollerabile il senso di incertezza che anima ogni escursione, per esorcizzare il rischio latente di perdersi senza togliersi il gusto dell’avventura e della scoperta. I segni possono essere chiari e precisi, ben collocati ed evidenti ma sono comunque segni e quindi non possono che indicare e alludere a ciò che non è in presenza, per cui l’interpretazione è necessaria, l’errore sempre possibile e l’attenzione obbligatoria. Un segno orizzontale bianco e uno rosso con smalto lucido sintetico sulla corteccia leggermente scrostata di un albero, su un palo, sul muro di una casa, su una roccia esposta sollecita proprio la nostra attenzione e ci rincuora quando pensiamo di avere smarrito il percorso. Piccole placche di plastica in corrispondenza di bivi ci danno la conferma che il sentiero che stiamo percorrendo è quello che abbiamo scelto con l’aiuto della carta. Le frecce direzionali disposte negli incroci più importanti  riportano le mete vicine, quelle intermedie e quelle finali insieme con i tempi di percorrenza e dettano spesso il momento della sosta per rifocillarci e fare il punto dell’itinerario fatto e quello ancora da fare.

venerdì 21 marzo 2014

Camminiamo nel mondo delle A-cose

L'e-trekking da salotto
Esiste il mondo A degli atomi, delle cose e il mondo E degli elettroni, ci ricorda il filosofo e scienziato Roberto Casati
C’è molta enfasi oggi sul mondo E: e-economy, e-commerce, e-democracy, e-learning, e-business, e-book solo per fare alcuni esempi. L’autore di Contro il colonialismo digitale ci ricorda però che “possiamo usare elettroni solo se li generiamo e li incanaliamo con atomi. Al tempo stesso è vero che molti aggregati di atomi, molte a-cose, sono oggi controllate, gestite, modificate grazie a un uso intelligente di flussi di elettroni. Il mondo contemporaneo, il mondo dell'elettronica è basato su un'interdipendenza stretta tra gli a-processi e gli e-processi. Ma l'interdipendenza è solo questo, interdipendenza e nulla più. Il mondo A non potrà venire rimpiazzato dal mondo E. Chi pensa e scrive il contrario di solito confonde le cose con le loro rappresentazioni, o parla di cose che sono solo rappresentazioni. Non possiamo solo nutrirci di flussi di elettroni. Per come siamo fatti dobbiamo mangiare aggregati di atomi, se ci vogliamo spostare, ci serve del terreno sotto i piedi. Il mondo A non è una fase, una tappa. Una cosa è una cosa è una cosa"
Volenti o nolenti quindi apparteniamo al mondo A, soprattutto quando camminiamo.
Questo valga come promemoria e ammonimento per ogni post che si mette in cammino dal mondo E al mondo A.

mercoledì 19 marzo 2014

Il senso di marcia


Camminare con le scarpe di Van Gogh
Perché uscire a fare una passeggiata o un’escursione?  Le motivazioni possono essere diverse intime e impulsive oppure palesi e razionali. Ma camminare è un atto primordiale che affonda le sue radici nella notte dei tempi, in civiltà delle origini come quelle degli uomini cacciatori, nomadi, raccoglitori. Il camminare è diventato oggi un atto significativo; si è cominciato a coniugarlo all’infinito e ad accompagnarlo con l’articolo determinativo delle categorie generali del reale. Quando è avvenuto ciò? Quando il camminare è diventata una scelta più o meno consapevole. Quando è diventata sempre più diffusa, palese e scontata la possibilità di poter vivere senza camminare: dalla ruota al web è stata lunga la strada dell’emancipazione dell’uomo dalla fatica del camminare. Nell'antichità e ancora oggi nei paesi e nei soggetti condizionati  dalla povertà, camminare è stato ed è un atto necessario che esaurisce il suo significato strumentale nella mobilità personale, nella ricerca di sostentamento o di un lavoro. Per questa ragione la strada è il luogo dell’abitare per chi  cammina per necessità.

martedì 11 marzo 2014

Uno sguardo da Monte Adone


Dalla cima di Monte Adone
Salendo da Brento in cima al Monte Adone, in una giornata serena d’inverno, ci si ferma ad osservare il paesaggio della Valle del Setta. Lo sguardo asseconda e accarezza la curva a strapiombo delle pareti del Contrafforte, fino alla confluenza nella megalopoli padana, tenendo le Alpi all’orizzonte. In questi momenti, nella rigida temperatura del mattino, se si fa mente locale, si può intuire il rumore della risacca del mare. E’ quell’Adriatico delle origini che ha depositato durante il Pliocene, sulle coste di questo bacino, giorno dopo giorno, per secoli e millenni, i sedimenti terrestri in un ininterrotto riflusso delle maree, consegnandoli, nell’epoca quaternaria, ai sussulti tettonici di una Terra ancora inquieta. La costante azione degli agenti atmosferici ha completato poi l’opera, modellando e stratificando questi residui in ardite sculture di pietra, fossili e sabbia, molto simili a scogliere marine.

mercoledì 5 marzo 2014

Appennino: il fascino di un bizzarro pezzo del creato


Il Mugello tra Toscana ed Emilia
“Gli Appennini sono per me un pezzo meraviglioso del creato. Alla grande pianura della regione padana segue una catena di monti che si eleva dal basso per chiudere verso sud il continente fra due mari. Se la struttura di questi monti non fosse troppo scoscesa, troppo elevata sul livello del mare e così stranamente intricata; se avesse potuto permettere al flusso e riflusso di esercitare in epoche remote la loro azione più a lungo, di formare delle pianure più vaste e quindi inondarle, questa sarebbe stata una delle contrade più amene nel più splendido clima, un po’ più elevata che il resto del paese. Ma così è un bizzarro groviglio di pareti montuose a ridosso l’una dell’altra; spesso non si può nemmeno distinguere in quale direzione scorre l’acqua. Se le valli fossero meglio colmate e le pianure più regolari e più irrigue, si potrebbe paragonare questa regione alla Boemia; con la differenza che qui  le montagne hanno un carattere sotto ogni aspetto diverso. Non si deve tuttavia immaginare un deserto, bensì una regione quasi dappertutto coltivata benché montuosa. I castagni prosperano egregiamente; il frumento è bellissimo e le messi ormai verdeggianti. Lungo le vie sorgono querce sempre verdi dalle foglie minute; e intorno alle chiese e alle cappelle agili cipressi.”
Johann Wolfgang Goethe, Viaggio in Italia
Ghiereto – Barberino del Mugello, 22 ottobre 1786, sera

Quella che per Goethe è bizzarria e asprezza, spesso si rivela ancora oggi come il fascino più profondo dell’Appenino, che va conosciuto con la tenacia del camminare, l’improvvisa anarchia del vagabondare, l’accettazione dell’incolto, l’esperienza del selvatico, la problematica convivenza dell’umano. Per questo vale la pena cogliere le occasioni che riserva il Trekking col treno per conoscere l’Appennino Bolognese.