venerdì 26 giugno 2015

Il ponte salvatico di Orsigna


Il ponte salvatico nel Codice Atlantico
A Orsigna i ponti raccontano storie. Tra il Molino di Berto e il Molino di Giamba si può attraversare un “ponte salvatico”.  Salvatico  e selvatico. Salvatico perché salva la vita. Selvatico perché costruito senza chiodi e corde,  col sapiente  incastro di tronchi di castagno di due sole misure. Leonardo da Vinci nel 1502 lo disegnò e ne spiegò il montaggio nel Codice Atlantico. Prima di lui i cinesi l’avevano già utilizzato per usi agricoli, mentre Leonardo lo progettò tra i manufatti al servizio degli eserciti, per attraversare corsi d’acqua, quando ancora non esisteva il Genio Pontieri. Nelle guerre i ponti sono luoghi importanti, strategici e simbolici, tra gli ultimi ad essere distrutti e tra i primi ad essere ricostruiti. Segnano i momenti più drammatici di un conflitto,  come la speranza di una rinascita. «Questo è un ponte salvatico, fatto per neciessità d’uno esercito, dalle propie piante che ssi trovano alle riviere / de’ fiumi. E questa è l’armadura d’esso ponte, cioè l’ossa, che si copre poi di legniame più spesso e poi rami d’alberi / e sscope e piote di terra. E quanto più si carica più si serra e non ha neciessità di forte spalli come li altri».
Il ponte salvatico, se ben costruito, ha bisogno del passo e del passaggio dell’uomo per essere saldo e sicuro, per restituire salvezza a quell’uomo. I ponti di Orsigna sono salvatici perchè sono sostenibili, perchè raccontano una storia di pace, di rispetto per la natura, di tutela della memoria e del lavoro dell’uomo. Aspettano solo il nostro passo per continuare a esserlo e a farlo.

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