Il ponte salvatico nel Codice Atlantico |
A
Orsigna i ponti raccontano storie. Tra il Molino di Berto e il Molino di Giamba
si può attraversare un “ponte salvatico”.
Salvatico e selvatico. Salvatico perché
salva la vita. Selvatico perché costruito senza chiodi e corde, col sapiente incastro di tronchi di castagno di due sole
misure. Leonardo da Vinci nel 1502 lo disegnò e ne spiegò il montaggio nel
Codice Atlantico. Prima di lui i cinesi l’avevano già utilizzato per usi agricoli,
mentre Leonardo lo progettò tra i manufatti al servizio degli eserciti, per
attraversare corsi d’acqua, quando ancora non esisteva il Genio Pontieri. Nelle
guerre i ponti sono luoghi importanti, strategici e simbolici, tra gli ultimi
ad essere distrutti e tra i primi ad essere ricostruiti. Segnano i momenti più
drammatici di un conflitto, come la
speranza di una rinascita. «Questo è un ponte salvatico, fatto per neciessità
d’uno esercito, dalle propie piante che ssi trovano alle riviere / de’ fiumi. E
questa è l’armadura d’esso ponte, cioè l’ossa, che si copre poi di legniame più
spesso e poi rami d’alberi / e sscope e piote di terra. E quanto più si carica
più si serra e non ha neciessità di forte spalli come li altri».
Il
ponte salvatico, se ben costruito, ha bisogno del passo e del passaggio dell’uomo
per essere saldo e sicuro, per restituire salvezza a quell’uomo. I
ponti di Orsigna sono salvatici perchè sono sostenibili, perchè raccontano una storia di pace, di rispetto per la
natura, di tutela della memoria e del lavoro dell’uomo. Aspettano solo il nostro
passo per continuare a esserlo e a farlo.
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