martedì 26 febbraio 2013

Salire sul monte

Monte Tabor in Galilea
“Dio mi chiama a salire sul monte per dedicarmi ancora di più alla preghiera e alla meditazione. […] L’esistenza cristiana consiste in un continuo salire il monte dell’incontro con Dio per poi ridiscendere portando l’amore e la forza che ne derivano.” L’ultimo Angelus di Benedetto XVI, prima delle dimissioni.

Il Papa saluta e sale sul monte per incontrare Dio. Il monte è il luogo terreno più vicino al cielo, sede della dimora divina. Pregare, meditare e contemplare sono le forme di questo incontro con la divinità. Ma di quale monte parla il Papa? Del Monte Tabor, luogo della trasfigurazione di Cristo, da cui Pietro non voleva scendere al mondo per non allontanarsi dal suo Signore? Del Monte Sinai dove Mosè incontra il suo Dio che gli consegna le tavole della legge per portarle al suo popolo, che nel frattempo sceglie l’idolatria? Sarà per quest’idea sacra di montagna che per tanto tempo le vette sono state sedi di cappelle, croci e preghiere votive.
Il Papa dimissionario quando arriverà sul monte troverà anche altro. Scoprirà che la natura convive con l’ansia dell’uomo moderno di conquistare le cime, di lasciare una traccia nell’esplorazione dei limiti del suo io, di piantarvi bandiere nazionali, di costruire cippi e lapidi commemorative dopo avere sparso sangue, di innalzare tralicci per coprire il mondo di segnali radio, di installarvi stazioni sciistiche per consumare i fine settimana del turismo globale. Le cime dei monti, nate per essere inospitali all’uomo per incontrare il divino, sono diventate anche i luoghi dell’impresa, della guerra, del controllo, della distrazione di massa.

giovedì 21 febbraio 2013

Voto la bellezza

 
A pochi giorni dalle elezioni vale la pena ricordare queste parole di Peppino Impastato sulla bellezza, sulla capacità di riconoscere e di difendere la bellezza, come forma suprema di civilità, prima della politica, dentro la politica, sopra la politica.

domenica 17 febbraio 2013

Il partigiano assoluto

Cinquant'anni senza Beppe Fenoglio
Domani saranno trascorsi cinquant'anni dalla morte di Beppe Fenoglio. Pochi lo stanno ricordando, pubblicamente, ma è stato uno dei più significativi scrittori italiani del secolo scorso e solo la morte a 41 anni ha impedito che la sua voce e la sua scrittura, unica e straordinaria, ci dessero altre opere importanti dopo Il Partigiano Johnny, Una questione privata, La malora, La paga del sabato e i racconti, i tanti racconti. Uno scrittore postumo per lo più. In vita fu un provinciale, come tanti dei migliori di questo nostro strano paese.  Un uomo profondamente immerso nel paesaggio delle Langhe di cui ha fatto un personaggio fondamentale dei suoi romanzi al pari di Johnny, Milton, Paco, Tek Tek, Tarzan, Pinin e tanti altri. Eccolo Beppe, nei panni di Milton:
"Milton era un brutto: alto, scarno, curvo di spalle. Aveva la pelle spessa e pallidissima, ma capace di infoscarsi al minimo cambiamento di luce o di umore. A ventidue anni, già aveva ai lati della bocca due forti pieghe amare, e la fronte profondamente incisa per l'abitudine di stare quasi di continuo aggrottato. I capelli erano castani, ma mesi di pioggia e di polvere li avevano ridotti alla vile gradazione del biondo  All'attivo aveva solamente gli occhi, tristi e ironici, duri e ansiosi, che la ragazza meno favorevole avrebbe giudicato più che notevoli. Aveva gambe lunghe e magre, cavalline, che gli consentivano un passo esteso, rapido e composto."
Beppe Fenoglio, Una questione privata

giovedì 14 febbraio 2013

Un'escursione deve finire per essere vera

La neve fa il paesaggio in negativo
Una escursione continua anche quando si è rientrati a casa. Basta prendersi il tempo per riavvolgere la pellicola degli ultimi due giorni passati in Appennino. Si può fare con la penna, con la tastiera o anche con la mente, richiamando alla memoria i tanti momenti che scandiscono un’escursione: il ritrovo in stazione, la salita da Porretta, la prima neve lungo il percorso, la luce del sole nel bosco di pini silvestri, il panorama sul Corno alle Scale, l’arrivo al Rifugio Monte Cavallo e la cena abbondante preparata da Maria; la sveglia all’alba, il the caldo di Ivan, la ripida discesa da Monte Pianaccetto nella neve vergine, il pranzo al sacco nel castagneto abbandonato di Case Calistri; lasciare la neve e ritrovare la terra, il borgo fantasma di Banditelli, il sentiero smarrito a Casa Poli, l’attesa del treno nel freddo e nella penombra di Biagioni, i saluti in stazione. Il tempo trascorso assume così un senso compiuto. Una compiutezza che nasce dalla sensazione che gli eventi abbiano avuto un’inizio e una fine, una logica  in cui trovano posto le persone e i comportamenti, la natura e il paesaggio, la fatica e la tensione, le risate e i silenzi ma anche l’imprevisto e l’incidente, conferendo senso e pregnanza ad ogni momento. E’ come se il tempo fosse più tempo. E’ come se la vita fosse più vita. E’ questo che intendiamo con la parola esperienza e il senso di questa esperienza la possiamo chiamare avventura; nel senso etimologico del termine: ciò che ci viene incontro, come un destino.
Possiamo dire altrettanto della nostra vita quotidiana? Possiamo ritrovare questa compiutezza di senso in ciò che facciamo abitualmente nel vivere?

lunedì 4 febbraio 2013

Parlare con i piedi/ David Le Breton

In una foresta
"La percezione non è coincidenza con le cose, bensì interpretazione. Ogni uomo cammina in un universo sensoriale che è legato a ciò che la sua storia personale ha prodotto a partire dall'educazione che egli stesso ha ricevuto. Nel percorrere la medesima foresta, individui diversi sono sensibili a cose differenti. Vi è la foresta del cercatore di funghi e quella di chi ama le passeggiate, la foresta del fuggitivo, dell'indiano, del cacciatore, del guardiacaccia o del bracconiere, e quella degli innamorati e di coloro che ci si sono perduti; vi è la foresta degli ornitologi, ma anche quella degli animali o dell'albero, la foresta del giorno e quella della notte. Mille foreste nella stessa foresta, mille verità di un medesimo mistero che ci sfugge e si concede solo per frammenti. Non esiste una verità della foresta, bensì una moltitudine di percezioni a seconda delle prospettive, delle aspettative, della diversa appartenenza sociale e culturale. [...] L'antropologo non dimentica Andrè Breton, quando diceva che il mondo è una foresta di simboli, nella quale si cela un reale che si nutre della ricerca. Il ricercatore l'uomo del labirinto, sempre in cerca di un improbabile centro."
David Le Breton, Il sapore del mondo

domenica 3 febbraio 2013

Una legge per camminare

Sentiero CAI Monti dell'Uccelliera
Come cambiano i tempi! Se eri vagabondo fino a pochi decenni fa potevi finire i tuoi giorni in una camera a gas ed oggi invece il camminatore entra a pieno diritto tra i soggetti da tutelare, riservando ad esso in maniera quasi esclusiva quella preziosa e delicata infrastruttura dell'erranza che sono i sentieri. E' questo che in buona sostanza stabilisce la proposta di legge che prevede l'istituzione da parte della Regione della REER - Rete Escursionistica Emiliano Romagnola. Gli oltre 5000 km di sentieri della regione saranno gestiti, salvaguardati e valorizzati come beni di pubblica utilità perchè consentono quella pratica sociale, culturale, sportiva e turistica che si chiama escursionismo. Dalla REER verranno banditi tutti i mezzi a motore che possono produrre danni per la tenuta della sentieristica e pericolo per la sicurezza di chi cammina. Con il riconoscimento della pubblica utilità sarà più facile il rapporto con i proprietari privati sui cui terreni passano i sentieri, fino ad oggi legato ad atti amministrativi impositivi e discrezionali che prendevano corpo nella servitù di passaggio. Si potrà aprire una stagione di programmazione territoriale concertata tra soggetti pubblici, associazioni e privati per valorizzare la rete dei sentieri e soprattutto promuovere la pratica dell'escursionismo nelle sue diverse forme anche e soprattutto come tutela e promozione del paesaggio collinare e montano, dei suoi giacimenti culturali, di quelle attività imprenditoriali che hanno fatto della valorizzazione dei prodotti del territorio un modo per fare impresa nella sostenibilità ambientale.