martedì 30 aprile 2013

Dove si trova Barbiana?

"Dove si trova Barbiana?"
Quarantatré gradi, cinquantaquattro minuti e zero secondi di latitudine nord. Undici gradi e ventotto minuti di longitudine est.  
Così le coordinate geografiche identificano in maniera inequivocabile Barbiana sulla mappa. Ma la precisione non basta a definire un luogo e il termine luogo non si limita alle definizioni che danno i dizionari. Un luogo come Barbiana non sarebbe tale se non fosse per la vita, la memoria e la storia di cui sono impregnati la terra e i sassi, le fronde del bosco, i mattoni della chiesa, le cortecce dei cipressi, le foglie della vite pensile, il muretto del cimitero, la piscinetta di montagna, il legno del tavolaccio, i cartelloni ingialliti alle pareti, l’astrolabio fatto a mano, il tornio consunto nella sacrestia. E tante altre cose potrebbero raccontare questo luogo, ma per farlo occorre l’uomo e non solo Don Lorenzo Milani, che ha fatto di questo angolo di Appennino toscano un luogo universale, ma anche i suoi ragazzi che lo hanno animato e trasformato e dopo di loro le migliaia di persone che continuano a salire quassù per respirare l’aria di un pensiero limpido e intransigente, per provare a vivere meglio.

domenica 28 aprile 2013

L'astrolabio di Barbiana

Astrolabio di Barbiana - Particolare
Appena tornati a casa da un cammino, durato una settimana, da Barbiana a Monte Sole, i sentimenti più urgenti sono la nostalgia e il desiderio: la paura di dissipare l’esperienza appena conclusa e la voglia di perpetuarla e di ripeterla. Un doloroso  attrito tra passato e futuro, sulla pelle del nostro presente. Nostalgia è parola di orgine greca composta da nostos (ritorno) e algos (dolore):  il dolore per una patria lontana, il ricordo di uno stato originario felice, la cui assenza provoca turbamento e spaesamento. Cosa vorrà dire allora sentirsi spaesati nella propria casa, al ritorno da una lunga camminata, lontani dal mondo, nel paesaggio dell’Appennino?

sabato 27 aprile 2013

Ogni paesaggio ha il suo cielo

La classificazione delle nuvole
“Non si dà paesaggio senza cielo. […] Ogni paesaggio ha il suo cielo. […] Il cielo vive all’unisono con ciò che avviene sulla terra”. Vengono in mente queste frasi del geografo Eugenio Turri camminando lungo gli argini del fiume Reno, in questa parte della Pianura  Padana tra Consandolo e Argenta, tra Emilia e Romagna. Il cielo si riflette negli stretti specchi d’acqua del fiume e in quelli più ampi delle vasche di compensazione, facendo labile e confusa la sottile linea di confine tra cielo e terra. Il paesaggio vallivo vive e si dà  per linee orizzontali. La meteorologia consente di descrivere e conoscere il cielo e i suoi effetti sulla terra, ma si interessa solo del cielo atmosferico, non del cielo uranico che abbiamo da tempo dimenticato. Per secoli e per millenni l’uomo ha rivolto lo sguardo al cielo come a un luogo sempre presente e sconosciuto, impossibile da raggiungere, altro da lui e per questo misterioso; sede delle divinità, punto di riferimento per le preghiere, le invocazioni e i vaticini; mèta di una vita ultraterrena di riscatto, solo immaginata e quanto mai ambita. 

martedì 2 aprile 2013

Nel bramito del cervo

Atteone sbranato dai cani
Cosa cerchiamo quando andiamo per boschi? Qualcuno va per i frutti del bosco o per i funghi, qualcuno per passeggiare, qualcuno per i residuati bellici, qualcuno per gli alberi, i fiori o i muschi, qualcuno per gli animali, da osservare, da fotografare o da uccidere.
C’è sempre un’emozione particolare quando si incontra un animale in un bosco. Capita con i caprioli, con i cinghiali, con la volpe, con la lepre. Capita con l’improvviso alzarsi in volo dell’aquila, sorpresa dal nostro sopraggiungere mentre si riposa sotto le fronde di un grande abete rosso, oppure con il dolce planare dai rami di un gallo forcello sopra le nostre teste. Capita con i cervi, a settembre, nella breve stagione degli amori quando un bramito lacera il silenzio del bosco per affermare il primato sulle femmine contro i contendenti. Eppure quel lamento lascia presagire un significato più profondo.
Questi incontri con il mondo selvatico hanno una carica emotiva che va oltre il senso dell’imprevisto e dell’inusuale che li accompagna; costituiscono semmai una sorta di rivelazione. Il rivelarsi del selvatico lascia una traccia indelebile nel racconto di ogni escursione, quasi un marchio di autenticità.