giovedì 14 maggio 2015

Il segreto dell'aquilegia


Bella si erge l’aquilegia e china il suo capo.
È emozione? O è spavalderia?
Voi non lo indovinate.
da Frühling, J.W.Goethe

L’aquilegia è fiorita in questi giorni in Appennino. La si può incontrare nell’Alta Valle del Reno, lungo il sentiero CAI 169, dalle parti di Posola e di Canal di Sasso, uscendo al sole, dalla macchia di nuovo verde, tra il giallo della ginestra del carbonaio e il fiore bianco e pendulo dell’orniello. Si fa notare per il colore blu intenso e la forma strana della sua corolla, come un cappello da giullare rovesciato.
E’ un fiore appariscente ma che sfugge e non si lascia indovinare, come dice Goethe. Il suo nome ha radice al tempo stesso nell’acqua e nell’aquila. E’ come se nascondesse un segreto ed infatti uno dei suoi nomi volgari è Amore segreto. In Francia lo chiamano Dame honteuse, oppure Ancolie, che rimanda a malinconia, sentimento ambiguo e sfuggente, spesso frutto dell’amore sventurato o non corrisposto. 
Fiore dell’amore triste, richiama la leggenda di quei longobardi che vissero anche queste contrade di confine: la nobile Teodagne che, sposa dell’infedele Rutibando, decise di trasformarlo con un incantesimo in un’aquilegia per salvarlo comunque dalla furia assassina delle altre donne, in collera con lui.  
Fiore dell’amore tradito, come quello di Ginevra d’Este, ritratta da Pisanello, tra garofani e aquilegie, per raccontare il suo triste destino di giovane moglie tradita da Sigismodo Maltesta e da lui avvelenata per sentirsi libero di amare un’altra donna. Anche il dipinto che la ritrae nasconde un segreto, nella fitta macchia punteggiata di aquilegie, alle spalle della giovane.
E’ difficile non lasciarsi catturare dal fascino ambiguo dell’aquilegia, ma è meglio non indugiare, affrettare il passo e raggiungere i compagni di strada, prima di rimanere vittima dei suoi segreti e dei nostri pensieri più inquieti e malinconici

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