domenica 11 novembre 2012

Una casa di cortecce

Mario Rigoni Stern
"La mia terza casa fu un rifugio dell’inconscio e fisicamente non l’ho mai abitata. Dopo anni di guerra  mi ero ritrovato in un grande Lager, in un angolo molto triste della Prussia Orientale, ora diventato territorio dell’URSS. Baracche, reticolati, neve grigia. Disciplina spietata, fame da morire e tanti Gefangen stipati in una promiscuità anonima. Numeri non nomi. Su un foglio di carta chissà come trovato, con meticolosità e pazienza disegnai la casa che mi sarei costruita al ritorno. Il luogo che avevo scelto era lontano da altre abitazioni, in un bosco che conoscevo molto bene e all’incrocio di due carrarecce, su un piccolo rialzo. Ma questa casa era come una tana sotterranea, con un posto per dormire, un posto per il fuoco, un posto per una ventina di libri; avrei vissuto di caccia e di bosco, e di un piccolo orto dentro una radura. In questa casa seminterrata, fatta con tronchi e pietre, terra battuta e muschio e cortecce, era prevista ogni cosa necessaria alla mia vita, e dopo quanto avevo visto e provato mi pareva l’unica soluzione possibile della mia esistenza."

Mario Rigoni Stern, da Le mie quattro case

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