lunedì 4 marzo 2013

Tu chiamale se vuoi...percezioni/2

Intorno ad un palo della luce
Si fotografa solo ciò che si vuole vedere. Questo pensiero è venuto di fronte a un palo della luce posto tra la macchina fotografica e un bel panorama sui calanchi e la pianura padana presso Settefonti. Prima ho armeggiato con l’obiettivo senza risultato e poi mi sono spostato per scartare il palo ed eliminare il filo elettrico dalla mia inquadratura. E come me altri del gruppo in escursione. Perché? Perché si fotografa solo ciò che si vuole vedere. Perché non si vuole vedere il palo della luce? Semplice. Perchè è brutto. Perché rovina la fotografia e il panorama-cartolina che vogliamo riprodurre e portarci a casa. Perché quella bella immagine è ciò che cerchiamo, che ci aspettiamo o che abbiamo già visto, magari senza ricordarlo. Ma il palo c’è e serve e dice qualcosa di quel territorio. Come il palo esiste la cabina dell’energia elettrica, il cartellone pubblicitario di una nuova lottizzazione a basso consumo energetico, la sgraziata scritta spray sul muro di un ragazzo innamorato, gli infissi in alluminio anodizzato di una casa di chiassosi mattoni rossi, il grande cancello elettrificato di una villa che impedisce di vedere la valle. E tutto ciò passa davanti al nostro sguardo e racconta e dice qualcosa del paesaggio e anche del nostro mondo, come quel bel panorama che abbiamo scelto di fotografare. 
La fotografia digitale, con la ridondante quantità di immagini che produce e che condivide nel web, lascia emergere una percezione del paesaggio che non corrisponde sempre alla realtà di un territorio, ma a ciò che in esso andiamo cercando e che è già nella nostra mente e nel nostro sguardo, consapevolmente o inconsapevolmente. Quell’immagine prodotta dice qualcosa prima di tutto di noi e poi di ciò che vediamo. Quell’immagine diventa parte dell’identità di un luogo con cui chi lo abita e chi lo visita sono chiamati a fare i conti. Pensare che si fotografa solo ciò che si vuole vedere è un’ovvietà ma afferma la centralità della percezione come forma di auto riflessione nel nostro rapporto con l’ambiente e la natura. Far emergere questa auto riflessione è importante. E’ come se scoprissimo che cerchiamo continuamente di uscire da noi stessi, senza riuscirci mai. Se anche così fosse non c’è niente però che ci impedisce di imparare a coltivare il nostro sguardo con l’aiuto della natura e dell’ambiente. E’ un atto di cultura che fa bene all’uomo.

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