La classificazione delle nuvole |
“Non si dà paesaggio senza cielo. […] Ogni paesaggio ha
il suo cielo. […] Il cielo vive all’unisono con ciò che avviene sulla terra”. Vengono
in mente queste frasi del geografo Eugenio Turri camminando lungo gli argini
del fiume Reno, in questa parte della Pianura
Padana tra Consandolo e Argenta, tra Emilia e Romagna. Il cielo si
riflette negli stretti specchi d’acqua del fiume e in quelli più ampi delle
vasche di compensazione, facendo labile
e confusa la sottile linea di confine tra cielo e terra. Il paesaggio vallivo
vive e si dà per linee orizzontali. La meteorologia consente di descrivere e conoscere il
cielo e i suoi effetti sulla terra, ma si interessa solo del cielo atmosferico,
non del cielo uranico che abbiamo da tempo dimenticato. Per secoli e per
millenni l’uomo ha rivolto lo sguardo al cielo come a un luogo sempre presente
e sconosciuto, impossibile da
raggiungere, altro da lui e per questo misterioso; sede delle divinità, punto
di riferimento per le preghiere, le invocazioni e i vaticini; mèta di una vita
ultraterrena di riscatto, solo immaginata e quanto mai
ambita.
Oggi l’uomo guarda al cielo con i modelli fisici della meteorologia per scegliere che abito mettersi prima di uscire di casa e non con quelli della religione o della poesia per cercare un senso alla propria vita. Oggi l’uomo è in grado di solcare e abitare i cieli con mezzi diversi, al punto da renderlo parte del proprio paesaggio quotidiano, semplice sfondo di ciò che avviene sulla terra. Il mistero del cielo è stato spostato oltre la biosfera, nello spazio della nostra e delle altre galassie, dove a stento arrivano gli occhi dei satelliti lanciati nell’infinito, alla ricerca di un limite al desiderio umano di conoscere. Su un argine di pianura si può fare l’esperienza dell’orizzonte grande, del cielo come cupola avvolgente di un tempio da cui sono scomparsi gli dei, lasciandoci più poveri nell’intimo e più ricchi di spazi che riempiamo sempre più di cose e case e sempre meno di significati.
L’escursione
Al rifugio CAI più basso d’Italia
Storie di genti, di acque libere e di una natura in parte recuperata
Percorso: Consandolo, Argine del fiume Reno (sentiero CAI Daniele Zagani), Rifugio CAI di Argenta, Consandolo
Mezzo di trasporto: Treno
Ritrovo: Stazione Bologna Centrale Piazzale Est h 8.5
Inizio escursione a piedi: Consandolo Stazione h 10.10
Fine escursione a piedi: Consandolo h. 16.15
Arrivo previsto: Bologna Centrale h 18.35
Pranzo: Al sacco
Oggi l’uomo guarda al cielo con i modelli fisici della meteorologia per scegliere che abito mettersi prima di uscire di casa e non con quelli della religione o della poesia per cercare un senso alla propria vita. Oggi l’uomo è in grado di solcare e abitare i cieli con mezzi diversi, al punto da renderlo parte del proprio paesaggio quotidiano, semplice sfondo di ciò che avviene sulla terra. Il mistero del cielo è stato spostato oltre la biosfera, nello spazio della nostra e delle altre galassie, dove a stento arrivano gli occhi dei satelliti lanciati nell’infinito, alla ricerca di un limite al desiderio umano di conoscere. Su un argine di pianura si può fare l’esperienza dell’orizzonte grande, del cielo come cupola avvolgente di un tempio da cui sono scomparsi gli dei, lasciandoci più poveri nell’intimo e più ricchi di spazi che riempiamo sempre più di cose e case e sempre meno di significati.
L’escursione
Al rifugio CAI più basso d’Italia
Storie di genti, di acque libere e di una natura in parte recuperata
Percorso: Consandolo, Argine del fiume Reno (sentiero CAI Daniele Zagani), Rifugio CAI di Argenta, Consandolo
Mezzo di trasporto: Treno
Ritrovo: Stazione Bologna Centrale Piazzale Est h 8.5
Inizio escursione a piedi: Consandolo Stazione h 10.10
Fine escursione a piedi: Consandolo h. 16.15
Arrivo previsto: Bologna Centrale h 18.35
Pranzo: Al sacco
L'escursione fa parte del programma del Treno Trekking 2013
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