Astrolabio di Barbiana - Particolare |
Appena tornati a casa da un cammino, durato una settimana, da Barbiana a Monte Sole, i sentimenti più urgenti sono la nostalgia e il desiderio: la paura di dissipare l’esperienza appena conclusa e la voglia di
perpetuarla e di ripeterla. Un doloroso attrito tra passato e futuro, sulla pelle del nostro presente. Nostalgia è parola
di orgine greca composta da nostos (ritorno) e
algos (dolore): il dolore per una patria lontana, il ricordo di uno stato
originario felice, la cui assenza provoca turbamento e spaesamento. Cosa vorrà
dire allora sentirsi spaesati nella propria
casa, al ritorno da una lunga camminata, lontani dal mondo, nel paesaggio
dell’Appennino?
Desiderio viene invece dal latino de-sidera e richiama quella condizione di assenza di stelle che impediva agli antichi indovini di prevedere il futuro. Sarà per questo che nei nostri desideri vi è sempre un senso d'ansia inappagata. Cesare, nel De Bello Gallico, chiama desiderantes quei soldati che attendevano a lungo, sotto il cielo stellato, i compagni non ancora tornati dal campo di battaglia. Sarà per questo che, contemplando insieme la luna piena sopra le rovine di San Martino di Monte Sole, uno dei sentimenti più intimi e comuni è quello della trepidante attesa per chi non potrà più tornare.
Desiderio viene invece dal latino de-sidera e richiama quella condizione di assenza di stelle che impediva agli antichi indovini di prevedere il futuro. Sarà per questo che nei nostri desideri vi è sempre un senso d'ansia inappagata. Cesare, nel De Bello Gallico, chiama desiderantes quei soldati che attendevano a lungo, sotto il cielo stellato, i compagni non ancora tornati dal campo di battaglia. Sarà per questo che, contemplando insieme la luna piena sopra le rovine di San Martino di Monte Sole, uno dei sentimenti più intimi e comuni è quello della trepidante attesa per chi non potrà più tornare.
Suscita curiosità trovare un astrolabio nella
modesta e affascinante sacrestia di Barbiana dove Don Milani teneva la sua scuola con i ragazzi poveri di quella contrada
del Mugello.
In quella scuola tutto era
fatto dagli studenti, sotto la guida del maestro, secondo l’idea che sapere è fare insieme e quel fare è già parte dell’apprendere l’oggetto
della conoscenza. Cosa voleva dire per quel
gruppo di ragazzi degli anni ’60 puntare l’astrolabio, costruito con le proprie
mani, verso la volta celeste? Cosa voleva dire imparare a leggere quel cielo
stellato, percepito fino ad allora come lo sfondo muto di un destino certo di povertà e di duro
lavoro nei campi e nelle stalle? Significava senza dubbio acquisire la conoscenza astronomica dei
pianeti, delle costellazioni e delle eclissi ma, nella contemplazione riflessiva
di quell’infinità, vi era forse l’idea semplice e rivoluzionaria di saper
riconoscere con gli occhi, costruire con le mani e coltivare con la mente i propri
desideri più autentici. E questo richiede senso del tempo, tenacia, limipidezza di sguardo e d'animo. Proprio come camminare in montagna. E' per questo che c'è bisogno dell'astrolabio di Barbiana per orientare il nostro cammino.
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