venerdì 17 maggio 2013

Leprino e il suo mondo

Leprino e il suo mondo
Leprino si accende quando si accende il suo mondo. Faliero Lepri - in arte Leprino -  è un signore ormai ultranovantenne, di piccola statura, dal passo malfermo, che la figlia accompagna all’incontro con noi della Barbiana Monte Sole in un pomeriggio piovoso di aprile, in un salone delle scuole di Sant’Agata di Scarperia, dove il suo mondo sta di casa. Quando si accende l’interruttore che dà vita al suo mondo, anche Leprino si fa ritto e sicuro sulle fragili gambe, schiarisce la voce e il suo sguardo si riempie della calda luce infantile del gioco e della burla. Il mondo di Leprino è uno dei più singolari paesaggi della nostalgia. E’ la ricostruzione fedele di alcune scene di vita del suo paese così com’era negli anni ‘30 del secolo scorso, al tempo della sua infanzia.
Un lavoro di ricostruzione durato oltre 50 anni di vita e di passione, con il materiale povero della carta, a modellare volti e vestiti di ognuno dei personaggi che abitavano il paese; con l’ausilio della meccanica e dell’elettricità perché ogni figura potesse muoversi, compiere anche un solo gesto, sempre uguale e sé stesso, ma in grado di definire un’identità e nel contempo partecipare al racconto corale di una comunità; con la certosina ricerca di un’oggettistica in miniatura, perché nessun particolare dell’interno di una casa, di un negozio di barbiere o della stazione ferroviaria non potesse essere considerato altro che verosimile.  E’ così che prende vita la piazza di Sant’Agata in una mattina di primavera, con il parroco, la guardia, i bambini che vanno a scuola, la mescita e le botteghe del canestraio, dello stipettaio, del fabbro. Oppure momenti di vita contadina come la strettura del vino, la trebbiatura del grano sull'aia,  momenti di vita domestica come la veglia. 
A vederlo oggi, così irrigidito e rattrappito dagli anni, sembra che Leprino stia diventando lui stesso un personaggio del suo mondo. Come se quella fosse la naturale destinazione di tutta una vita, dopo che per tutta una vita a quel mondo si è dedicato. Leprino ricorda Geppetto, il babbo putativo di Pinocchio. Condividono lo stesso accento toscano, lo stesso amore per la creazione di una vita dalle proprie mani, la stessa idea di una paternità singolare e incompiuta nei confronti delle proprie creature artificiali. C’è un’aspirazione al divino spesso delusa nell’idea di dare sembianze umane alla materia inanimata, al tronco di un albero oppure alla cartapesta e ai motori meccanici. Il burattino e l’automa hanno nei fili e nel meccanismo che li muove la rappresentazione fisica imperfetta di ciò che nell’uomo è il soffio vitale e che qualcuno chiama anima.
Quella di Leprino è la cosmogonia meccanica di un mondo popolare e rurale che il dopo guerra e il boom economico hanno distrutto con l’aiuto anche di quella stessa meccanizzazione che Leprino ha usato per raccontarla. A questo mondo perduto Leprino ha dedicato dal 1949 al 2000, tutto il suo tempo di bottegaio di generi alimentari di un piccolo paese del Mugello. Avendone anche dei riconoscimenti importanti, come il titolo di Cavaliere della Repubblica, che inorgoglisce questo piccolo signore gentile, oppure come la partecipazione a Portobello, la trasmissione televisiva di EnzoTortora, nei lontani anni ’80. Mentre il paese reale cambiava volto, Leprino continuava invece a dare corpo al suo racconto d’infanzia, al paese dei suoi ricordi. Come dice un compagno di viaggio, citando Paolo Conte, Leprino ha la “genialità di uno Schiaffino nell’innocenza di un bambino. Sorprende, colpisce e commuove l’idea di un talento e di una passione che restituisce senso ad una vita intera, un’idea di durata, di tenacia e di resistenza per un’opera ripetuta e prolungata nel tempo, che è difficile comprendere per chi come noi vive un eterno presente, nel costante pericolo della dispersione di sé.
Non è un caso che un lungo cammino ci abbia portato a questo incontro con Leprino.  Nella Barbiana Monte Sole c’è la stessa idea di tenacia, di resistenza e di durata che allena il corpo e la mente a cogliere e a coltivare il tempo lungo dei pensieri, delle azioni che contano, dei significati più profondi  e autentici di una vita, come quella di Leprino. E tutto ciò ci rende migliori.

La fotografia è di Cristina Panicali

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