martedì 30 luglio 2013

Ius soli, Ius sanguinis. Quale suolo e quale sangue?

La notizia del giorno
Una sera speciale a Colle Ameno: il 25 luglio a settant’anni dalla caduta del fascismo, festeggiata come fece Papà Cervi, con una mangiata di pastasciutta offerta dall’ANPI in nome di una  memoria che non passa e di una  fratellanza da venire. 
Una grande e luminosa luna calante, l’imponente pino marittimo e la facciata color mattone dell’Oratorio di S.Antonio fanno da cornice ad un prato verde su cui alcuni ragazzi rincorrono un pallone, sordi ai richiami delle madri che escono fuori di casa coprendosi il capo con il velo. Questo borgo, figlio di un’idea illuminista di armonia tra uomo, natura e lavoro, divenuto campo di smistamento e prigionia dei nazisti, ospita oggi alloggi popolari dove vivono alcune famiglie straniere con il loro figli, nati e cresciuti in questo luogo, tra queste mura e su questo prato.
“E’ bello crescere qui”  dice l’amica ricordando la sua infanzia di giochi in libertà nelle strade e nei cortili bolognesi, non ancora invasi dalle automobili. E il fatto che a calpestare quel prato sia un gruppo di ragazzi che hanno nel sangue gli echi del deserto, delle strade affollate dei suk e delle piste carovaniere percorse a piedi dai padri e dalle madri, riporta immediatamente alla mente il nostro dibattito provinciale sullo ius soli e lo ius sanguinis che anima queste giornate estive di parole e comportamenti che vanno oltre la civiltà di questo povero paese.
Se pensassimo di più con i piedi ci domanderemmo più spesso di quale suolo stiamo parlando. Se pensassimo con i piedi, come fossimo in equilibrio su una corda tesa, sapremmo riconoscere i significati e il valore del suolo su cui camminiamo, a cui è affidato il senso del nostro essere al mondo, dell’abitare i luoghi e dello stare su da sé. Abbiamo messo con troppa disinvoltura sotto le suole delle scarpe le lunghe strisce di cemento e di catrame delle strade, le geometrie variabili delle lottizzazioni urbanistiche, gli acciottolati dei marciapiedi e dei cortili da cui non filtra un filo d’erba. Le spiagge sono coperte da stabilimenti balneari con piscina e anche le montagne più impervie sono scalate da nuovi impianti di risalita. Il tutto costruito dei centri urbani si salda con il progressivo consumo del terreno nelle provincie. Gli attentati speculativi al paesaggio dicono che lo ius soli che pratichiamo, riempiendoci  la bocca di  libertà, è un attentato alla Costituzione.
Eppure per avere una Costituzione e ancora prima un suolo libero su cui crescere e progredire ci fu chi combatté settant’anni fa e salì sulle montagne, patì la fame, fece molta strada per tornare a scendere nelle città e versò sangue. A questo ius sanguinis occorre ritornare per proporre un’idea di cittadinanza libera al ragazzo di seconda generazione che è nato e cresce a Colle Ameno e per ricordare una pratica di cittadinanza consapevole a chi, nato in questa terra, dimentica troppo spesso di pensare con i piedi.

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