martedì 6 agosto 2013

Una tribù che corre e un popolo che cammina

Sentiero dopo il passaggio di motociclette
E' di oggi la notizia che la nuova legge regionale emiliano romagnola sulla rete escursionistica, salutata mesi fa come una importante conquista per chi cammina in questo territorio, che ha una rete diffusa di sentieri, al momento della sua approvazione finale ha riservato amare sorprese. La paventata lobby dei motociclisti ha fatto sentire il suo peso, soprattutto economico, ed ha strappato un articolato che rimanda alle decisioni dei singoli sindaci il divieto di transito sui sentieri da parte dei mezzi a motore, anche attenuando i limiti imposti dalla preesistente normativa forestale. Ad alcuni passi avanti quindi ne corrisponde uno indietro, importante e significativo, che mette in luce la tradizionale debolezza sociale del camminatore e dell'escursionista, soggetto portatore di interessi tenui, difficili da fare pesare al tavolo delle decisioni politiche.
Magra consolazione che alcuni sindaci dei comuni montani del bolognese si stiano già pronunciando per il divieto dei mezzi a motore. Forse tardiva la minaccia del CAI Emilia Romagna di sospendere la manutenzione dei sentieri a fronte di questa notizia. La storia della difficile convivenza tra piedi e copertoni sui sentieri e dei rischi che questo comporta è lunga e ricca di episodi, anche in altre regioni italiane e da più tempo. Anche laddove si è legiferato con più severità sì è aperto il tema del  sistema dei controlli che deve supportare un attenta definizione dei divieti e una altrettanta attenta diffusione di una cultura del limite.
Per muoversi in un fine settimana sui sentieri di montagna forse è sufficiente essere una tribù di escursionisti, ma per affermare i propri diritti non occorre forse essere un popolo che cammina?

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