lunedì 13 ottobre 2014

Camminare fuori e leggere dentro


Luigi Ghirri - Alpe di Siusi
"L’attività escursionistica sta riscuotendo, in questi anni di spaesamento, un grande interesse sotto il profilo della domanda di turismo alternativo. Il bisogno di conoscenza del territorio sembra interessare fasce sempre più larghe di utenza, soprattutto laddove cresce l’esigenza di ritrovare dimensioni nascoste in aree che, fino ad un recente passato, venivano rubricate come ovvie e scontate o ridotte alla stregua di declinazioni banali del deja vu. La ricerca dell’altrove ha rappresentato, da sempre, una delle ragioni più forti di spostamento per i gruppi umani alla scoperta dell’esotico. Non deve trarre in inganno il fatto che, nella nostra società tecnologica, si viaggi molto, nonostante che la cultura del viaggio attraversi un forte declino. Paradossalmente, proprio nel momento storico in cui tutti viaggiano, in realtà pochi realmente viaggiano. La ricerca dell’esotico, anche per la facilità dei mezzi di comunicazione e di trasporto, è diventata un falso esotico di lontananza in cui la distanza geografica sembra annullata dall’omologazione culturale e di costume. La successione seriale di non-luoghi offre scenari sempre più spersonalizzati e mortifica quella libidine della scoperta e della conoscenza che la narrazione omerica ci ha consegnato. Per queste ragioni, legate alla crescita esponenziale dell’inautenticità del viaggio turistico, sta emergendo la voglia di conoscere ciò che ci sta vicino e che rappresenta ormai una dimensione esotica di prossimità. L’escursionismo montano può diventare, allora, una risposta intelligente di fronte ad un preoccupante ed inarrestabile processo di de-territorializzazione. La stessa parola escursionismo denuncia una volontà di uscire fuori dai confini materiali e simbolici, di aprirsi all’alterità delle relazioni umane e, soprattutto, all’altrove di luoghi ritrovati nella loro specifica identità e storia.
Ma, per soddisfare questa esigenza esistenziale di autenticità e libertà dal bisogno, occorre andare oltre la necessità dello spostamento utile richiesto dai negotia. Occorre, infatti, predisporsi culturalmente verso quegli otia che conferiscono senso ulteriore alla vita e che aprono verso percorsi fisici e mentali non dualistici ed oppositivi. Percorsi incentrati sul primato del camminare quale pratica culturale, dove l’uso dei piedi rappresenta l’appendice e la protesi strumentale della mente diuturnamente sedotta dalla ricerca del nuovo. L’esperienza del camminare, intesa come metafora dell’intelligenza creativa del leggere dentro (intus-legere), non si apparenta perciò con la performance atletica e sportiva del podista orientato al risultato misurabile. Pur restando imprescindibile il legame con il terreno - che soltanto il camminare restituisce - l’esperienza escursionistica dell’andare oltre diventa la traduzione qualitativa di un tempo liberato dall’oppressione del dato quantitativo (lavorativo, sportivo ecc.)."

Annibale Salsa, antropologo culturale e Past President del Club Alpino Italiano

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