mercoledì 5 marzo 2014

Appennino: il fascino di un bizzarro pezzo del creato


Il Mugello tra Toscana ed Emilia
“Gli Appennini sono per me un pezzo meraviglioso del creato. Alla grande pianura della regione padana segue una catena di monti che si eleva dal basso per chiudere verso sud il continente fra due mari. Se la struttura di questi monti non fosse troppo scoscesa, troppo elevata sul livello del mare e così stranamente intricata; se avesse potuto permettere al flusso e riflusso di esercitare in epoche remote la loro azione più a lungo, di formare delle pianure più vaste e quindi inondarle, questa sarebbe stata una delle contrade più amene nel più splendido clima, un po’ più elevata che il resto del paese. Ma così è un bizzarro groviglio di pareti montuose a ridosso l’una dell’altra; spesso non si può nemmeno distinguere in quale direzione scorre l’acqua. Se le valli fossero meglio colmate e le pianure più regolari e più irrigue, si potrebbe paragonare questa regione alla Boemia; con la differenza che qui  le montagne hanno un carattere sotto ogni aspetto diverso. Non si deve tuttavia immaginare un deserto, bensì una regione quasi dappertutto coltivata benché montuosa. I castagni prosperano egregiamente; il frumento è bellissimo e le messi ormai verdeggianti. Lungo le vie sorgono querce sempre verdi dalle foglie minute; e intorno alle chiese e alle cappelle agili cipressi.”
Johann Wolfgang Goethe, Viaggio in Italia
Ghiereto – Barberino del Mugello, 22 ottobre 1786, sera

Quella che per Goethe è bizzarria e asprezza, spesso si rivela ancora oggi come il fascino più profondo dell’Appenino, che va conosciuto con la tenacia del camminare, l’improvvisa anarchia del vagabondare, l’accettazione dell’incolto, l’esperienza del selvatico, la problematica convivenza dell’umano. Per questo vale la pena cogliere le occasioni che riserva il Trekking col treno per conoscere l’Appennino Bolognese.

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