Camminare con le scarpe di Van Gogh |
Perché uscire a fare
una passeggiata o un’escursione? Le
motivazioni possono essere diverse intime e impulsive oppure palesi e razionali. Ma camminare è un atto primordiale che affonda le sue
radici nella notte dei tempi, in civiltà delle origini come quelle degli
uomini cacciatori, nomadi, raccoglitori. Il
camminare è diventato oggi un atto significativo; si è cominciato a coniugarlo all’infinito
e ad accompagnarlo con l’articolo determinativo delle categorie generali del
reale. Quando è avvenuto ciò? Quando il
camminare è diventata una scelta più o meno consapevole. Quando è diventata
sempre più diffusa, palese e scontata la possibilità di poter vivere senza
camminare: dalla ruota al web è stata lunga la strada dell’emancipazione dell’uomo
dalla fatica del camminare. Nell'antichità e ancora oggi nei paesi e nei
soggetti condizionati dalla povertà,
camminare è stato ed è un atto necessario che esaurisce il suo significato
strumentale nella mobilità personale, nella ricerca di sostentamento o di un
lavoro. Per questa ragione la
strada è il luogo dell’abitare per chi cammina per necessità.
Quando camminare non è più una necessità ma una scelta allora c'è bisogno di dare un senso alla nostra
marcia. E un senso non è solo questione di direzione ma proprio di
significato. Salute, natura, conoscenza, socialità, avventura, memoria,
lentezza sono alcuni dei sensi di marcia che dicono qualcosa del nostro bisogno
di metterci in cammino, ma dicono ancora di più, all’opposto, del significato
del nostro restare fermi: malattia, conformismo, solitudine, abitudine, ansia,
oblio, velocità, antropocentrismo.
Inoltre se camminare non è più una necessità allora entra nella sfera
dell'inutilità, come la poesia, la letteratura e l’arte. Ovviamente utile va
inteso nel senso di profitto e di accumulazione materiale. Camminare è una pratica inutile o meglio anti utilitaristica.
Condivide con altre pratiche anti utilitaristiche, quale il dono, il senso
della gratuità, della libertà e della solidarietà.
Camminare infine è un
gioco da ragazzi, ma questa è un’altra storia.
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