Dalla cima di Monte Adone |
Salendo da Brento in cima al Monte Adone,
in una giornata serena d’inverno, ci si ferma ad osservare il paesaggio della
Valle del Setta. Lo sguardo asseconda e accarezza la curva a strapiombo delle
pareti del Contrafforte, fino alla confluenza nella megalopoli padana, tenendo le Alpi all’orizzonte. In questi momenti, nella rigida
temperatura del mattino, se si fa mente locale, si può intuire il rumore della
risacca del mare. E’ quell’Adriatico delle origini che ha depositato durante il
Pliocene, sulle coste di questo bacino, giorno dopo giorno, per secoli e
millenni, i sedimenti terrestri in un ininterrotto riflusso delle maree,
consegnandoli, nell’epoca quaternaria, ai sussulti tettonici di una
Terra ancora inquieta. La costante azione degli agenti atmosferici ha
completato poi l’opera, modellando e stratificando questi residui in ardite
sculture di pietra, fossili e sabbia, molto simili a scogliere marine.
Lungo queste pareti, su queste torri di gialla
arenaria, davanti a questi dirupi si percepisce, quasi con sgomento, la
profondità e l’indifferenza del tempo della natura rispetto a quello dell’uomo.
Mentre queste rocce si venivano conformando come le vediamo oggi, l’uomo
procedeva ricurvo nella sua lenta evoluzione da homo habilis a homo erectus, progenitori di quell’homo sapiens a cui
apparteniamo.
I progressi fatti da allora fino all’odierno homo technologicus sono un attimo, un infinitesimo matematico, a
confronto con le ere geologiche che scandiscono il tempo lungo delle montagne
che fanno pensare all’eternità, ma i più non ci fanno caso perché è il presente
a sembrare eterno. Quando è avvenuto il nostro distacco dal tempo della natura?
Forse quando abbiamo cominciato a concepire il tempo oltre la velocità
della luce e smesso di misurarlo nel passo, nel battito cardiaco, nelle stagioni
e quindi nelle ere. Quando è avvenuta questa distinzione tra tempi biologici e tempi storici? Forse quando abbiamo inteso ripagare l’apparente
indifferenza della natura per l’essere umano con la stessa moneta,
sfruttandola. Qualcuno sostiene che l’indifferenza umana per il tempo biologico
sia parte essenziale del nostro modello di sviluppo e che questo ci porterà a
rapidi e imprevedibili squilibri e a drammatiche conseguenze planetarie.
Qualcuno sostiene che è tardivo accorgersi ora che i delicati equilibri del
pianeta potrebbero avere una data di scadenza più ravvicinata del previsto.
Eppure l’uomo si è dato la possibilità di cercare una
seppur fugace sincronia tra tempi storici e tempi biologici: è la percezione
della bellezza. Per alcuni è un’illusione. Per molti una cosa inutile.
Sulla cima di questo monte, dedicato proprio ad Adone,
seduti all’ombra sempreverde di un leccio, la bellezza ci viene incontro nel
largo abbraccio di uno sguardo dall’alto; come se il nostro unico compito fosse
quello di essere spettatori del mondo, al sicuro su una torre di guardia. E
vorremmo credere possibile vivere sulle stesse note del canto di Linceo
nel Faust:
"Nato per vedere.
Messo qui a guardare,
legato alla torre da giuramento,
mi piace il mondo.
Io guardo lontano,
vedo anche vicino,
la luna e le stelle,
il bosco e il capriolo.
legato alla torre da giuramento,
mi piace il mondo.
Io guardo lontano,
vedo anche vicino,
la luna e le stelle,
il bosco e il capriolo.
Così vedo in tutto
l'eterna bellezza
e come tutto mi piace,
gioisco di me.
Voi occhi felici,
ciò che avete visto,
comunque esso fosse,
quanto era bello!"
e come tutto mi piace,
gioisco di me.
Voi occhi felici,
ciò che avete visto,
comunque esso fosse,
quanto era bello!"
Ma non è così. Linceo rischia la morte perché tradisce
il suo giuramento di non lasciare che nulla sfugga al suo sguardo, accecato,
per paradosso, proprio dalla bellezza di una donna, Elena. E’ costretto per questo ad
abbandonare la sua torre e a vivere sperduto nell’insicurezza del mondo.
E così si scende dal Monte Adone, camminando tra le
postazioni tedesche della Linea Gotica, invase dalle erbe e dagli sterpi, impronte ancora tiepide della cruenta memoria della guerra.
Itinerarario: Brento - La Vallazza - Monte Adone - Campiuno - Monte del Frate - Contrada dei Socci - Badolo - Rio Raibano - Commenda - Borghesa - Poggio dell'Oca - Cà Nova - Monte del Frate - Raieda di Sopra - La Vallazza - Brento.
Sentieri: 110 - 122. Cartografia: Parco Regionale Storico di Monte Sole Carta escursionistica 1:25.000 Bo 04. Durata: 7 ore dalle 8.45 alle 15.45. Note: tempo sereno, fondo a tratti fangoso presso Rio Raibano, battuta di caccia di selettori sotto Monte del Frate.
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