martedì 11 marzo 2014

Uno sguardo da Monte Adone


Dalla cima di Monte Adone
Salendo da Brento in cima al Monte Adone, in una giornata serena d’inverno, ci si ferma ad osservare il paesaggio della Valle del Setta. Lo sguardo asseconda e accarezza la curva a strapiombo delle pareti del Contrafforte, fino alla confluenza nella megalopoli padana, tenendo le Alpi all’orizzonte. In questi momenti, nella rigida temperatura del mattino, se si fa mente locale, si può intuire il rumore della risacca del mare. E’ quell’Adriatico delle origini che ha depositato durante il Pliocene, sulle coste di questo bacino, giorno dopo giorno, per secoli e millenni, i sedimenti terrestri in un ininterrotto riflusso delle maree, consegnandoli, nell’epoca quaternaria, ai sussulti tettonici di una Terra ancora inquieta. La costante azione degli agenti atmosferici ha completato poi l’opera, modellando e stratificando questi residui in ardite sculture di pietra, fossili e sabbia, molto simili a scogliere marine.
Lungo queste pareti, su queste torri di gialla arenaria, davanti a questi dirupi si percepisce, quasi con sgomento, la profondità e l’indifferenza del tempo della natura rispetto a quello dell’uomo. Mentre queste rocce si venivano conformando come le vediamo oggi, l’uomo procedeva ricurvo nella sua lenta evoluzione da homo habilis a homo erectus, progenitori di quell’homo sapiens a cui apparteniamo.
I progressi fatti da allora fino all’odierno homo technologicus sono  un attimo, un infinitesimo matematico, a confronto con le ere geologiche che scandiscono il tempo lungo delle montagne che fanno pensare all’eternità, ma i più non ci fanno caso perché è il presente a sembrare eterno. Quando è avvenuto il nostro distacco dal tempo della natura?  Forse quando abbiamo cominciato a concepire il tempo oltre la velocità della luce e smesso di misurarlo nel passo, nel battito cardiaco, nelle stagioni e quindi nelle ere. Quando è avvenuta questa distinzione tra tempi biologici e tempi storici? Forse quando abbiamo inteso ripagare l’apparente indifferenza della natura per l’essere umano con la stessa moneta, sfruttandola. Qualcuno sostiene che l’indifferenza umana per il tempo biologico sia parte essenziale del nostro modello di sviluppo e che questo ci porterà a rapidi e imprevedibili squilibri e a drammatiche conseguenze planetarie. Qualcuno sostiene che è tardivo accorgersi ora che i delicati equilibri del pianeta potrebbero avere una data di scadenza più ravvicinata del previsto.
Eppure l’uomo si è dato la possibilità di cercare una seppur fugace sincronia tra tempi storici e tempi biologici: è la percezione della bellezza. Per alcuni è un’illusione. Per molti una cosa inutile.
Sulla cima di questo monte, dedicato proprio ad Adone, seduti all’ombra sempreverde di un leccio, la bellezza ci viene incontro nel largo abbraccio di uno sguardo dall’alto; come se il nostro unico compito fosse quello di essere spettatori del mondo, al sicuro su una torre di guardia. E vorremmo credere possibile vivere sulle stesse note del canto di Linceo nel Faust:

"Nato per vedere.
Messo qui a guardare,
legato alla torre da giuramento,
mi piace il mondo.
Io guardo lontano,
vedo anche vicino,
la luna e le stelle,
il bosco e il capriolo.

Così vedo in tutto
l'eterna bellezza
e come tutto mi piace,
gioisco di me.
Voi occhi felici,
ciò che avete visto,
comunque esso fosse,
quanto era bello!"

Ma non è così. Linceo rischia la morte perché tradisce il suo giuramento di non lasciare che nulla sfugga al suo sguardo, accecato, per paradosso, proprio dalla bellezza di una donna, Elena. E’ costretto per questo ad abbandonare la sua torre e a vivere sperduto nell’insicurezza del mondo.
E così si scende dal Monte Adone, camminando tra le postazioni tedesche della Linea Gotica, invase dalle erbe e dagli sterpi, impronte ancora tiepide della cruenta memoria della guerra. 

Itinerarario: Brento - La Vallazza - Monte Adone - Campiuno - Monte del Frate - Contrada dei Socci - Badolo - Rio Raibano - Commenda - Borghesa - Poggio dell'Oca - Cà Nova - Monte del Frate - Raieda di Sopra - La Vallazza - Brento.
Sentieri: 110 - 122. Cartografia: Parco Regionale Storico di Monte Sole Carta escursionistica 1:25.000 Bo 04. Durata: 7 ore dalle 8.45 alle 15.45. Note: tempo sereno, fondo a tratti fangoso presso Rio Raibano, battuta di caccia di selettori sotto Monte del Frate.

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