domenica 20 gennaio 2013

Compagni di avventura

Alan e David
Andare in montagna in gruppo è una pratica sempre più diffusa. Persone di provenienza diversa si incontrano in un luogo e in un'ora prestabilita per condividere un percorso e una meta anche per il tempo di una sola giornata. Ognuno con condizioni fisiche ed esperienze diverse, con motivazioni e bisogni, dichiarati o reconditi, altrettanto diversi. Con loro uno o più accompagnatori, così si chiamano quando ad organizzare è il CAI. Chi è un accompagnatore? I documenti parlano chiaro. Non è una guida, perchè non è un professionista, ma un volontario che non percepisce un compenso per il suo compito. Questo non significa che non debba essere preparato e responsabile. Un accompagnatore deve avere competenze tecniche, capacità relazionali, conoscenze ambientali e storiche che ne fanno un testimone privilegiato del territorio e della passione per la montagna e il camminare. Se le parole però hanno un senso vale la pena soffermarsi sull'etimologia di compagno che affonda le sue radici nel latino cum panis, colui con cui si condivide lo stesso pane, oppure cum pagus, colui che viene dallo stesso paese. In quel cum dell'accompagnare c'è un'idea forte di condivisione dello stesso cibo e dello stesso luogo, nel tempo e nello spazio breve di una escursione. L'idea di condividere un comune cammino, un comune paesaggio e in un certo senso un comune destino ha a che fare anche con una certa idea di umanità e con un certo modo di stare nel mondo. Per questo ogni escursione può essere percepita e descritta anche come un'avventura - senza per questo dimenticare la sicurezza - e per questo è importante riconoscersi durante e dopo di essa compagni di avventura. Uno dei miei accompagnatori preferiti si chiama Alan Breck Stewart, l'ho incontrato in Scozia mentre accompagnava a piedi dall'Isola di Mull a Edimburgo un ragazzo di nome David Balfour in uno dei più avvincenti romanzi di Robert Louis Stevenson, scrittore e escursionista.Vale la pena conoscerlo.

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