giovedì 24 gennaio 2013

Perdersi fa bene?

Ieri un uomo anziano si è perso di notte con la sua automobile sull'Appennino tosco-emiliano, dopo aver finito la benzina. L'uomo è stato trovato dalla Polizia. Un'avventura che ha fatto notizia. Perdersi e orientarsi sono verbi riflessivi che esprimono il nostro modo di essere nel mondo, di abitare lo spazio: sono un azione culturale ed esistenziale.
Bussola e mappa
Nonostante le nostre mappe da adulti, smarrirsi è un’esperienza sempre latente. Passiamo gran parte del nostro tempo a conquistare, determinare, riconfermare le boe intorno alle quali muoverci, i punti di riferimento che determinano noi stessi come individui ambientati, capaci di non disperare nel tragitto incognito tra un luogo ed un altro luogo amico. Il rovesciamento di questa latenza, anzi l’uso di questa sensazione di pericolo possibile e imminente è il senso dell’avventura, la conquista dello spazio cioè di nuovi spazi per i nostri movimenti, di nuovi amici, di nuovi luoghi, l’ampliamento della nostra mappa mentale. Perdersi in questi casi è la condizione di origine, il bisogno ed il terreno su cui si comincia o si ricomincia ad orientarsi. Dal perdersi all’orientarsi c’è un processo culturale, l’uso delle occasioni esterne, indifferenti, per volgerle a nostro favore, il piegare l’estraneo a divenire accogliente, a permettere di dimorarvi.

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